Rivalutare i beni di impresa conviene in vista della redazione del Bilancio al 31.12.20

L’agevolazione permette di rivalutare ed allineare i valori contabili e opzionalmente, anche fiscali, di beni d’impresa e partecipazioni presenti in bilancio al 31.12.2019. La rivalutazione può riguardare beni intangibili (es. brevetto) ed ha effetto nel bilancio esercizio successivo al 31.12.2019 (sono esclusi immobili merce e oneri pluriennali), può riguardare un complesso di beni ovvero essere applicata distintamente applicando al maggior valore l’ imposta sostitutiva 3% maggior valore fiscale riconosciuto esercizio successivo.

La rideterminazione del costo d’acquisto dei beni di impresa (ad esclusione dei cd. ‘immobili merce’), e delle partecipazioni presuppone la presenza al bilancio già chiuso al 31.12.19, la risultanza risultanza dal bilancio dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2020.

La rivalutazione può riguardare anche singoli beni, non dovendo più fare riferimento alla totalità dei beni concernenti la medesima ‘categoria omogenea’, deve essere effettuato nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2020 (per i soggetti con esercizio coincidente all’anno solare) e va annotato nell’inventario e nella nota integrativa.

Quali sono le Aziende interessate alla rivalutazione: i soggetti IRPEF ed IRES che operano in regime di reddito d’impresa che non adottino i principi contabili internazionali.

– società per azioni, società in accomandita per azioni, società a responsabilità limitata, società cooperative e società di mutua assicurazione residenti in Italia;

– enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti in Italia, che hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali;

– imprese individuali, società in nome collettivo, società in accomandita semplice ed equiparate (anche se in contabilità semplificata);

– società ed enti residenti in Italia;

– società, enti e persone fisiche non residenti, che esercitano attività commerciali in Italia, mediante stabili organizzazioni.

Quali sono i Beni rivalutabili?: 

Attraverso una perizia di rivalutazione redatta da un Revisore Contabile si possono  rivalutare i beni materiali e immateriali risultanti dal bilancio relativo all’esercizio chiuso entro il 31 dicembre 2019 (con esclusione di quelli alla cui produzione o al cui scambio è diretta l’attività di impresa: i cd. ‘beni merce’), nonché le partecipazioni in società controllate ed in società collegate.

Si possono in dettaglio rivalutare:

  1. a) immobilizzazioni materiali:  gli immobili, gli impianti, il macchinario, i beni mobili iscritti tra le immobilizzazioni materiali, i beni di costo unitario inferiore a 516 euro ed i beni completamente ammortizzati.
  2. b) immobilizzazioni immateriali: La rivalutazione riguarda solo i beni immateriali giuridicamente tutelati, ovvero diritti di brevetto industriale, i diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno, i diritti di concessione, i marchi di fabbrica, know-how, etc., iscritti in bilancio tra le immobilizzazioni immateriali.  Sono esclusii costi di impianto ed ampliamento, le spese di ricerca sviluppo e pubblicità, i costi pluriennali patrimonializzati), anche se completamente ammortizzati.
  3. c) partecipazioni in società controllate e collegate:le partecipazioni devono essere iscritte nell’attivo patrimoniale del bilancio tra le immobilizzazioni finanziarie e risultare dal bilancio chiuso entro il 31 dicembre 2019 e deve  esistere ininterrottamente alla data di chiusura dell’esercizio nel cui bilancio la rivalutazione viene eseguita.

Non possono essere rivalutati i beni acquistati o ceduti durante il 2020

Scadenza della rivalutazione: Si può effettuare la rivalutazione sui beni iscritti in Bilancio chiuso al 31.12.19 e che ancora non hanno redatto il Bilancio al 31.12.20, e negli esercizi successivi.

Condizione essenziale: 

La rivalutazione dei beni d’impresa di cui alla Legge n. 126/2020 può essere effettuata alternativamente ai soli fini civilistici, ossia a titolo gratuito.

L’articolo 11 della Legge n. 342 del 2000 (nonché il D.M. n. 162/2011, applicabile alla fattispecie), dispone che:

i valori iscritti in bilancio e in inventario a seguito della rivalutazione non possono in nessun caso superare i valori effettivamente attribuibili ai beni con riguardo alla loro consistenza, alla loro capacità produttiva, all’effettiva possibilità di economica utilizzazione nell’impresa (cd. valore economico), nonché ai valori correnti e alle quotazioni rilevate in mercati regolamentati italiani o esteri (cd. valore di mercato).”

Si procederà pertanto ad incaricare un professionista per la stima e determinare la rivalutazione.

Aspetti fiscali

Ai fini fiscali, la rivalutazione può opzionalmente consentire ai fini fiscali l’allineamento del maggior valore risultante dalla perizia di stima ai valori contabili, pagando un’imposta sostitutiva 3% dovuta sul maggior valore, da pagarsi in re rate coincidenti con il termine di pagamento delle imposte dell’anno in cui si effettua la chiusura del bilancio. Tale allineamento consente di portare in deduzione i maggiori ammortamenti rivenienti dal maggior valore fiscale rivalutato

Gli importi da versare possono essere compensati (ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241) con eventuali crediti per altri tributi vantati, nel modello F24.

Il saldo attivo di rivalutazione va imputato al capitale od in apposita riserva di rivalutazione, che ai fini fiscali è considerata in sospensione di imposta.

E’ possibile procedere all’affrancamento (anche parziale) della Riserva di rivalutazione, attraverso il pagamento di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e dell’IRAP, di importo pari al 10%.

Come chiarito in occasione del D.L. n. 185/2008, nella Circolare n. 11/E dell’Agenzia delle Entrate: “il saldo attivo risultante dalla rivalutazione (…) non costituisce riserva in sospensione d’imposta (…) il saldo attivo costituisce ai fini fiscali una riserva di utili e come tale è tassato in capo al socio in caso di distribuzione“. Pertanto, in caso di società di capitali (soggetti IRES) la riserva di rivalutazione qualora distribuita costuirà un dividendo e sarà tassata (con ritenuta a titolo di imposta del 26% in caso di soci persone fisiche). Nel caso di società di persone o di imprese individuali in contabilità ordinaria, il prelevamento o distribuzione del saldo attivo sarà irrilevante ai fini della tassazione: “la distribuzione effettuata da una società di persone non produce effetti neanche ai fini del costo fiscale della partecipazione” (Circolare Agenzia Entrate n. 22/E del 6 maggio 2009).

Considerazioni

La scelta va valutata affidando un incarico ad un Revisore Contabile esperto in valutazione di Azienda. Ogni scelta comporta vantaggi e svantaggi da valutare con il supporto di un professionista esperto.

possibili vantaggi della rivalutazione possono essere:

incremento del valore di patrimonio netto (di contrasto dei possibili effetti negativi della pandemia da Covid-19 nei bilanci chiusi al 31 dicembre 2020);

incremento degli ammortamenti deducibili (a partire dal bilancio chiuso al 31 dicembre 2021);

riduzione delle  plusvalenze in caso di cessione;

l’operazione comporta al massimo un onere tributario del 13% (imposta sostitutiva 3% e  opzionale affrancamento 10% del saldo attivo di rivalutazione) inferiore alla tassazione ordinaria delle società di capitale (Ires 24% ed Irap 4,97%  Campania)

possibilità di riallineare il differenziale tra il valore contabile ed il valore fiscale dei beni.

Tra gli svantaggi della rivalutazione:

maggiori ammortamenti determinano una riduzione di reddito, che può comportare una perdita in caso di drastica riduzione di fatturato, con effetto su ISA, determinazione dei ricavi minimi ammissibili per le cd. ‘società di comodo’, indici di affidabilità (relativamente al calcolo del valore dei beni strumentali, che viene incrementato)

 

La scelta dei metodi di valutazione

 

Considerate le differenti metodologie di valutazione applicabili ad Aziende, Start up, Rami di impresa, Beni di impresa, la scelta tra i vari modelli deve tener conto di un insieme di elementi che nel caso concreto occorre affrontare.

La scelta, seppur non condizionabile, deve tener conto delle differenti scuole di pensiero fra i sostenitori dell’applicazione delle metodologie reddituali (tipiche della cultura aziendalista europea, trainata dalla scuola tedesca e italiana), ed i sostenitori dei metodi finanziari (tipiche della cultura anglosassone).

Preliminarmente è opportuno evidenziare che un primo elemento che influenza la scelta è costituito dalla disponibilità dei dati (storici o prospettici) e dalla finalità della stima. La finalità dell’incarico è un elemento determinante che influenza la scelta del modello valutativo .Tra le finalità, è possibile annoverare il caso di valutazioni finalizzate alla quotazione, all’ingresso nell’equity di fondi di private equity  (si privilegiano le metodologie finanziarie), il caso di raccolta fondi in campagne di equity o lending crowdfunding,  di operazioni straordinarie di fusione, scissione e trasformazione e di rivalutazione di beni di impresa, etc.

La scelta del metodo è inoltre fortemente condizionata dal modello di business e dal settore di riferimento. Tale elemento rende necessario considerare anche il vantaggio competitivo e le potenzialità di crescita futura. Una volta tenuto conto delle variabili determinanti che influenzano le scelte, si passa all’esame degli “ulteriori elementi” da tenere in considerazione nella scelta della metodologia valutativa:

– fase del ciclo di vita in cui si trova l’impresa:  nella fase di start-up comporta che le stime potranno essere condotte su ipotesi prospettiche, fondate da piani aziendali e  dati reperiti per il processo di stima; nella fase dello sviluppo si utilizza il tasso di crescita del fatturato e degli investimenti ( elementi fondamentali per l’adozione delle metodologie dei flussi); nella fase della maturità, si potranno adottare i modelli fondati su grandezze medio-normalizzate che rappresentano i diversi stadi di vita dell’impresa;

– dati disponibili: tale aspetto assume maggiore peso nelle PMI, non supportate da uffici amministrativi in grado di offrire l’affidabilità e i dati contabili/previsionali presenti invece nelle imprese di rilevanti dimensioni;

– andamento dell’economia: nei periodi in cui l’andamento  economico è stabile, è più semplice adottare metodi che si fondano su supposizioni (metodi finanziari); di contro è più complesso adottare tali metodi in periodi di particolare crisi ovvero crescita economica.

– tipologia di attività svolta: appare chiaro come se per una società esercitante attività commerciale assume molto peso il valore del patrimonio (comprensiva anche del valore degli intangibili come marchi, brevetti e autorizzazioni), per una società produttiva è l’Ebitda (earning before interest, taxes, depreciation and amortization) ad assumere un’importanza essenziale;

– localizzazione dell’impresa: la localizzazione dell’Azienda è influenzata dai fattori logistici, rischio paese, dall’ambiente sociale, politico legislativo, mercato di sbocco ed approvvigionamento.

In generale la metodologia finanziaria (DCF) è preferibilmente applicabile alle Aziende che producono flussi di cassa costanti o crescenti a un tasso costante.

Nella prassi operativa si riscontrano delle situazioni in cui la valutazione con il metodo finanziario (DCF) risulta preferibile rispetto a quella reddituale:

Nel caso in cui la finalità di valutazione sia la determinazione del pre-money ante raccolta in crowdfunding a e/o  quotazione, è opportuno  adottare il metodo finanziario, l’Eva e il metodo dei multipli. La stima di piccole imprese spesso sconta l’assenza di strumenti di pianificazione, per cui difficilmente sarà applicabile la metodologia finanziaria. La stima di imprese Immobiliari invece, sarà condotta con metodi patrimoniali.

Per quanto riguarda le stime di  rivalutazione di beni dell’impresa (tangibili ed intangibili), di partecipazioni, anche motivate da norme fiscali, la valutazione sarà condotta con metodologie miste, per cui difficilmente (se non come metodologia di controllo) si utilizzeranno metodi finanziari (es.  multipli ). In sostanza, la scelta della metodologia reddituale e finanziaria è generalmente più prudente, partendo dalla determinazione di variabili che si fondano su variabili determinate empiricamente ed applicate a piani previsionali ed a consuntivi. Tali metodi partono da elementi comuni, quali i tassi, ma possono condurre a risultati differenti. Prima di procedere nell’applicazione di tali metodi, infatti, in entrambi i casi bisognerà determinare i tassi. Il modello teorico del metodo CAPM (Capital Asset Pricing Model) è tipicamente alla base della determinazione del tasso da adottare, presuppone la determinazione di tassi di rischio, free risk, beta, inflazione, tassazione.

Nel caso di adozione del metodo finanziario in un’ottica asset side, occorrerà utilizzare il tasso Wacc ovvero il costo medio ponderato del capitale. Nel caso di adozione del metodo reddituale,  occorrerà far riferimento all’impostazione equity side per cui quantificare il costo del capitale proprio – comunque necessario nella costruzione del Wacc. Le variabili ulteriori da utilizzare nel caso di applicazione della metodologia reddituale oppure finanziaria sono la formula valutativa, la tipologia di flussi reddituali, l’orizzonte temporale di riferimento, il tasso di attualizzazione.

In conclusione, i metodi reddituali e finanziari sono considerati più prudenti in quanto si fondato su dati certi, ovvero facilmente prevedibili sulla base di dati storici. Tale considerazione consente di comprendere il motivo per cui di contro le start-up, possono essere valutate difficilmente con gli stessi metodi che vengono applicati alle aziende tradizionali. Dei metodi di valutazione delle start up non ce n’è uno più valido di un altro in assoluto, ma ognuno può far risaltare o minimizzare quelle che sono le caratteristiche peculiari della Start-up. L’esperienza del valutatore, l’adozione di metodi alternativi, la prossimità dei risultati, e le considerazioni preliminari riportate nelle presenti considerazioni, aiuteranno lo stimatore all’adozione dei metodi più aderenti alle caratteristiche di Azienda da valutare.

 

A cura di Fernando Del Rosso

Dottore Commercialista

fernando@studiodelrossoeassociati.it

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